Piemonte di confine: il Monferrato, l’Oltregiogo e le Terre del Gavi


Luoghi raccontati da Touring Club Italiano

Terra di vino e tartufi, fortezze e miti del ciclismo, il Monferrato è un affascinante angolo di Piemonte che sfiora Langhe e Roero. In sé racchiude le terre del Gavi e l’Oltregiogo, che sa già di Liguria. Genova e le sue riviere sono a un tiro di schioppo. Le morbide colline monferrine scivolano a est verso le languide risaie lombarde, e in un baleno si rimane incantati da Milano. A ovest la calamita è Torino.

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Le colline delle Terre del Gavi

Monferrato. Un nome dall’etimologia incerta. Ma come spesso accade la versione più suggestiva dei fatti è quella romanzata: in questo caso, quella legata alla romantica figura di Aleramo. Da umile scudiero a marchese nel giro di tre rotazioni terrestri. Al tempo, nel 967, Ottone I gli promise una marca: “va’, galoppa e segna i confini del tuo marchesato, hai tempo tre giorni e tre notti”. Detto, fatto. Aleramo avrebbe chiamato la sua terra Monferrato dal mattone (mòn) che utilizzò per ferrare il cavallo rimasto privo di un ferro (fèr) durante l’irrefrenabile cavalcata. Seguirono conflitti e passaggi di dominio. Finché si arrivò alla distinzione, segnata geograficamente dal Tanaro, tra Basso, a nord del fiume, e Alto Monferrato, a sud.  

Un ambiente straordinario e autentico rimasto fuori dai grandi circuiti turistici, ma che l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio dell’umanità, inserendolo, insieme a Langhe e Roero, nella lista dei paesaggi culturali.  

Colline, valli e corsi d’acqua si muovono tra le province di Asti e Alessandria e si allungano fino al confine ligure. Siamo in Monferrato, landa di ancestrali fatiche e miserie, narrata più volte da Cesare Pavese (anche ne La luna e i falò, per esempio). Qui il rapporto armonico tra uomo e natura è ancora tangibile e si percepisce dalla cura dei vigneti che rivestono ogni giusto versante di collina e dalla presenza degli infernot, cantine scavate nelle viscere della terra, nell’arenaria e nel calcare marnoso, dove riposano i nobili vini locali. La vocazione vitivinicola è ben radicata. Addirittura un tempo si diceva che i contadini monferrini battezzassero i neonati con il vino. Quindi sì, in Monferrato il vino è una cosa seria: Barbera, Brachetto, Dolcetto, Gavi, Grignolino. Rossi, bianchi, Doc e Docg. Però di tanto in tanto le geometrie di filari vengono interrotte da borghi medievali, pievi e chiese romaniche, castelli, a ricordarci che il vino non è il solo motivo d’incanto di questo territorio. Ancora, le città, con un patrimonio artistico e storico di tutto rispetto: Asti celebra il Medioevo, il barocco, i due Alfieri (Benedetto e Vittorio), il più antico Palio di Italia; Casale Monferrato ha il Po, un castello, una sontuosa sinagoga e i krumiri (i biscotti, s’intende); Alessandria conserva un ciclo pittorico ispirato alle peripezie letterarie di Lancillotto ed è la patria dei cappelli Borsalino; c’è Acqui con le sorgenti termali, Tortona con le tele di Giuseppe Pelizza da Volpedo. Basta? Non basta. A dirla tutta, anche la gastronomia occupa un posto di rilievo: il profumo di tartufo inebria un po’ ovunque e con la Robiola di Roccaverano, gli agnolotti, i bolliti, la bagna cauda e le nocciole si fa il pieno di sapori. 

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La raccolta dell’uva

Con lo zoom su Serravalle Scrivia e su quella piccola porzione di Piemonte che le sta intorno e che confina con Lombardia e Liguria si esplora l’Oltregiogo, regione storica le cui antichissime origini rivivono nell’area archeologica di Libarna, città romana costruita nel 148 a.C. sull’antica via Postumia. Castelli e torri difensive testimoniano invece le contese tra il Marchesato di Monferrato e il Ducato di Milano e la Repubblica di Genova. È stata quest’ultima ad avere la meglio e a dominare per secoli sul territorio, dove le influenze liguri si fanno sentire ancora, parecchio, nell’accento dialettale, nella cucina e nei toponimi, rinforzati dall’appellativo “Ligure”. Ma siamo anche nelle terre cortesi del Gavi, vino Docg ricavato esclusivamente dall’omonima uva. Anche qui, nonostante il geo pin si posizioni in Piemonte, sapori e cultura risentono dell’aria salmastra della Liguria. Come nel borgo di Gavi - dominato dal suo Forte, è Bandiera arancione del Touring Club Italiano - dove architetture e colori delle case sono in puro stile ligure, tanto da aspettarsi il mare dietro l’angolo. Del resto la Liguria, con le architetture antiche e futuristiche di Genova, le spiagge di Levante o quelle di Ponente, è davvero vicinissima.
Poi c’è Tortona, che racconta il Divisionismo attraverso una collezione che annovera Giuseppe Pelizza da Volpedo, Giacomo Balla, Umberto Boccioni. C’è Castellania - un po’ la Terra Santa per chi venera il ciclismo come una religione - dove tutto parla di Fausto Coppi: gigantografie, murales e la sua casa museo. D’altronde Fausto è nato qui ed è su questi colli che ha pedalato in vista delle gare. A Novi Ligure invece c’è il Museo dei Campionissimi, che rende omaggio alla storia della bicicletta e del ciclismo, onorando Girardengo e Coppi.

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I Trompe l'oeil di Novi Ligure

Sulle alture di questa zona si è mosso anche Chris Bangle, che vi ha installato alcune delle sue Big Benches, panchine colorate e decisamente fuori scala su cui sentirsi dei lillipuziani. Spingendosi ancora più a sud, si apre il Parco delle Capanne di Marcarolo, un’oasi verde ideale per escursioni su sentieri e mulattiere, che termina esattamente lungo i bordi tratteggiati del confine tra Piemonte e Liguria.
Muovendosi a est si finisce in Lombardia, dove attendono le risaie della Lomellina, città di provincia che sono piccole fabbriche d’arte come la colta Pavia o la ducale Vigevano e, oltre, il fascino inesauribile dell’antica e nuova Milano. A ovest l’appeal della Torino sabauda, con i caffè storici, le architetture austere e signorili e lo scorrere lento del Po.
In mezzo a tutto questo, Serravalle Designer Outlet.

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