Caserta oltre la Reggia: Casertavecchia e San Leucio
Un borgo medievale carico di spiritualità e mistero, e la città settecentesca delle pari opportunità
Caserta è la sua Reggia, e non potrebbe essere altrimenti. Però la Versailles d’Italia non può essere l’unica ragione di visita di questo fazzoletto di Campania. Perché vicinissimi alla più grande magnificenza vanvitelliana ci sono Casertavecchia e San Leucio. Due luoghi che pur passandosi pochi chilometri catapultano in storie e atmosfere che poco hanno a che fare l’una con l’altra, come fossero due pianeti lontani anni luce, su cui vale la pena atterrare e piantare la bandierina dei posti visitati nel mondo.
Casertavecchia, borgo di fate
Casertavecchia rappresenta la perfetta fuga dal caos cittadino. Venire qui significa passeggiare lentamente nel silenzio dei vicoli, dove i fiori sembrano nascere dalla pietra degli edifici e l’unico sottofondo è il miagolio dei gatti. Molto in là con l’età, Casertavecchia è di fatto il nucleo antico di Caserta, che invece si è fatta spazio solo nel Settecento attorno alla Reggia vanvitelliana. Un grappolo di case minuscole che da secoli si tengono su con tutte le forze al monte Virgo, una ragnatela di strade lastricate, un mastio cilindrico che svetta a guardia del villaggio e panorami da urlo sulla Caserta più nuova. Un borgo medievale intriso di charme e mistero, abitato oggi da poche anime, ieri da fate, ieri e oggi da qualche spiritello. Sì, perché il villaggio, nonostante le sue dimensioni ridotte, non è stato costruito in un giorno e nemmeno solamente dall’uomo. Pare che le forzute fate dei monti Tifatini arrivarono qui nell’Alto Medioevo caricandosi sulle spalle le pesanti colonne da consegnare a chi avrebbe eretto il Duomo di Casertavecchia, un autentico gioiello compiuto nel XII secolo in cui si fondono elementi di architettura romanico-pugliese, arabo-sicula e benedettina. Le colonne delle fate sono ancora lì a dividere in tre navate la chiesa. Il fascino antico e l’aura fiabesca che ammanta il villaggio hanno stregato persino Ursula Pannwitz, artista tedesca che negli anni ’70 scelse di stabilirsi a Casertavecchia e che ne animò per anni la vita culturale trasformando una piccola chiesa sconsacrata in laboratorio d’arte e luogo di cultura. È tra le mura della sua Casa delle Bifore che Ursula prese a realizzare gli “spiritelli”, vasetti in terracotta decorati da volti spiritosi e dimore di piccoli spiriti che proteggono le case e che di notte si aggirano per i vicoli del borgo. Prima della Pannwitz fu l’autrice inglese Frances Fleetwood a scegliere per qualche tempo Casertavecchia come sua residenza: un po’ per l’amor fou che la legava al Generale Nobile, un po’ per l’ascendente esercitato dal luogo stesso, sui cui scrisse un romanzo e una guida storica.
San Leucio, la città ideale
Difficile immaginare una città modello di fine Settecento senza gender gap. Eppure è esistita e a crearla fu Ferdinando VI di Borbone, che completò la rivoluzione urbanistica di Caserta facendo costruire a San Leucio una delle manifatture seriche più evolute in Europa, attorno a cui sorgevano, in ordinatissima geometria, giardini, orti, vigneti, scuola e botteghe, oltre ai quartieri destinati agli operai, che godevano di alloggi con acqua corrente, paghe più che dignitose e dell’educazione per i figli. A Ferdinandopoli la parità dei sessi era garantita, i genitori non potevano metter becco sui matrimoni dei figli, ci si sposava per amore, mai più doti, eredità regolamentate. Ancora, obbligatoria l’istruzione dai sei anni in su, ed esisteva persino un fondo sociale per vecchiaia e malattia. San Leucio era un po’ la comfort zone di Ferdinando. Si trasferiva qui, in questo microcosmo, una sorta di eden senza troppi lussi, lontano dalla Reggia, per condurre una vita frugale e tranquilla a stretto contatto con i suoi cittadini, si rifugiava nelle modeste stanze le del Palazzo del Belvedere o si dedicava alla caccia. Intanto in fabbrica si confezionavano sete prestigiose e sofisticate, lavorate secondo tradizione e metodi antichi, che per oltre due secoli hanno impreziosito palazzi nobiliari e sedi istituzionali. Le si trovano ancora alle pareti della Casa Bianca o a Buckingham Palace, e anche al Quirinale. Dal 1997 il complesso monumentale del Belvedere di San Leucio è patrimonio mondiale Unesco. Ed è visitabile.
Si parte dall’antica Fabbrica della seta: oggi convertita in museo, conserva macchinari avveniristici per l’epoca. Due enormi torcitoi alimentati dall’acqua dell’Acquedotto Carolino (quello vanvitelliano - lista Unesco pure lui - che serviva la Reggia, San Leucio, mulini, ferriere e manifatture locali). Orditoi e telai. Macchine complesse e delicate che solo le operose e piccole mani delle passatrici, capaci di far passare i sottili fili di seta da un lato all’altro del telaio, potevano manovrare. E poi si ammirano broccati, lampassi, damaschi, velluti. Si passa all’appartamento reale di Ferdinando e consorte, ex casina di caccia. Salta all’occhio la vasca di sette metri in marmo grigio, praticamente un bagno termale romano, in cui Maria Carolina si gingillava. Perché ok la vita frugale, ma trattasi pur sempre dei Borbone. E poi ambienti con volte affrescate e la cappella reale. Non resta che passeggiare nei giardini e lasciarsi stupire dal panorama che si spinge fino a Napoli e alle isole del Golfo. Se non basta, rimane da vedere la Casa del tessitore, tipica abitazione operaia
INFO UTILI
Distanza da La Reggia Designer Outlet a San Leucio: circa 15 km; tempo di percorrenza circa 20 min
Distanza da La Reggia Designer Outlet a Casertavecchia: circa 22 km; tempo di percorrenza circa 30 min
Caserta
Belvedere di San Leucio. Località San Leucio, via del Setificio 5, tel. 0823301817, www.belvederedisanleucio.it
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