Le terre del basso Piave


Luoghi raccontati da Touring Club Italiano

Un mondo a misura d’uomo, fatto delle verdi campagne e colline del Veneto, tra i vigneti del Prosecco e con la colonna sonora delle acque del Piave, dell’eco della Grande guerra e dei racconti di Hemingway. Imbellettato dalle ville patrizie, incastonato tra città d’arte, la laguna di Venezia, il mare Adriatico e le maestose cime delle Dolomiti, al confine con il Friuli-Venezia Giulia dalle atmosfere mitteleuropee ed eccellenze enogastronomiche.

Caposile

Ci sono universi discreti, non eclatanti ma che hanno qualcosa in più. Perché vi si è fatta la storia, perché la gente li ha plasmati per poterci vivere, perché ancora oggi sono la vita di un territorio. Tutto questo sono le terre del basso Piave. Che si presentano con i paesaggi della bonifica in mezzo a cui scorre il serpentone del Piave, con le anse che disegnano un paesaggio a scacchiera sui toni del verde, interrotto qua e là dallo svettare di un campanile solitario o da qualche sontuosa villa del patriziato veneziano. È la provincia quella operosa, che fu rasa al suolo dai bombardamenti della Prima guerra mondiale - perché il Piave era la linea del fronte tra i due fuochi italiano e austroungarico – e che fu ricostruita di nuovo (come Noventa che il nuovo, lo dice l’etimologia, ce l’ha nel nome stesso). Una campagna minuta, a misura d’uomo, con le case a due piani poggiate su una terra fisicamente piatta, dove si comincia già a respirare l’aria della laguna. Così come si comincia ad assaporarne le specialità sulle tavole delle osterie, dal riso alla poénta e schìe (i gamberetti d’acqua dolce), dagli asparagi bianchi ai dolci fugazza o pintza, dal liquore nocino al Prosecco di Conegliano e di Valdobbiadene e ai vini della DOC Piave. È la pianura della parte terminale del Piave delimitata a ovest dal corso del Sile, con al centro Noventa di Piave, e che sconfina verso il mare, tra Jesolo ed Eraclea, a pochi chilometri dalla bellezza senza pari di Venezia e del suo arcipelago, con i percorsi nella natura del parco turistico di Cavallino Treporti. 

Fiume Piave

Una landa dove il tempo sembra essersi fermato, e i ritmi lenti si vivono quotidianamente, con antichi porticcioli e pontili di legno per l’attracco, come il cosiddetto Tajo a Musile di Piave o l’antico ponte di Caposile, degli anni Venti, uno degli unici due ponti a bilanciere rimasti a collegare le sponde del Piave.

È in queste terre che Ernest Hemingway, che amava considerarsi “il ragazzo del Basso Piave”, fu volontario della Croce rossa americana durante la guerra, esperienza che gli costò 227 schegge in corpo e che gli ispirò il romanzo Addio alle armi (1929).

A lui sono dedicati la prima pietra del Battistero dei ragazzi del ’99 (quelli della classe che si arruolò in guerra) e il percorso Hemingway di Fossalta di Piave, un anello di 11 km pedonale e ciclabile, lungo la golena del fiume, immerso in un silenzio ristoratore, che lascia a bocca aperta e che è difficile da descrivere.

Le parole adatte a descrivere le sensazioni sono invece quelle degli altri scrittori e poeti per i quali questi luoghi sono stati una specie di congiuntura nonché ispirazione. Sì perché il Piave, o la Piave (nell’idioma locale è declinato al femminile), 220 km di fiume dal Monte Peralba al mare Adriatico, ha dato i natali a Tiziano e a Dino Buzzati (di Belluno), ha dato rifugio al poeta Andrea Zanzotto e a Mauro Corona. Ed è stato raccontato da Giovanni Comisso e da Goffredo Parise, vicentino di nascita, che dopo aver girato il mondo, decise di mettere radici in riva al Piave, a Salgareda. Acquistò un “relitto di casa”, una sorta di fienile “in quel piccolo Eden profumato di sambuco”, la cosiddetta casetta rosa che oggi è visitabile. Come visitabile è la sua casa (museo) di Ponte di Piave. E di Noventa è Giacomo Noventa (vi nacque nel 1898) pseudonimo di Giacomo Ca’ Zorzi, filosofo, politico e soprattutto poeta, la cui dimora, bellissima, è la Villa Ca’ Zorzi di stampo palladiano, di proprietà privata.

Lio Piccolo

Per dire che Noventa, seppur fuori dai circuiti del turismo, ha una storia tutta sua, che le vicende della guerra hanno spazzato via ma le cui tracce si possono scorgere nelle pietre degli edifici ricostruiti. Nelle ville anni Venti dei ricchi commercianti veneziani, come nella chiesa di S. Mauro martire, erede della pieve distrutta nel 1917, nella cui area è stata riscoperta una zona archeologica con un complesso romano, medioevale e rinascimentale. Un assaggio della più sostanziosa e importante area archeologica di Altino, con il Museo archeologico nazionale, a una ventina di chilometri da Noventa.

E poi basta allargare di poco l’orizzonte per vedere le città d’arte venete, di cui c’è solo l’imbarazzo della scelta tra i must di Venezia, Padova, Vicenza, Verona. Oppure soffermarsi su piccole gemme come Asolo, o le ville palladiane disseminate sul territorio come sul corso dei fiumi, o ancora raggiungere la maestosità delle Dolomiti, con il felice e irripetibile incrocio di rocce e ghiacciai, boschi e laghi. Persino Hemingway si spingeva fin lassù, tornando in Veneto anche dopo la guerra. Risaliva il Piave a bordo della sua Buick azzurra sulla via dell’amata Cortina, a godersi il viaggio con il vento in faccia e la pipa in bocca fino a immergersi nel silenzio fatato delle montagne, dove scrisse Di là dal fiume e tra gli alberi (1950). E chissà cosa avrebbe scritto se avesse proseguito verso il confine con il Trentino-Alto Adige, fino alla Sagrada Familia delle Dolomiti, le Tre Cime di Lavaredo, tra le guglie più amate e iconiche delle Alpi.

Mentre ancora più in là c’è il Friuli-Venezia Giulia, una regione al confine dell’Italia oppure al centro della Mitteleuropa, dipende dai punti di vista, dai tratti naturalistici forti e marcati, con gioiellini come Udine e Palmanova e le atmosfere nostalgiche che impregnano gli antichi caffè di Trieste. Città affascinante del melting pot culturale tra i Balcani e l’Austria, crocevia di popoli, religioni e gastronomie.

in collaborazione con logo_tci_revised_3.png

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Eat & Stay


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